“Non so dove metterlo tutto questo amore, non serve più a nessuno” dice L. con gli occhi così pieni di lacrime che li deve spalancare per trattenerle.
“È caduto dalle scale, il primo giorno della sua pensione, ed è morto, così… non è neanche più riuscito a dire nulla. Quando è arrivato il dottore era già morto, ha detto che è rimasto lì, sul colpo”.
Rimane in silenzio, le mani una sull’altra e in grembo. Si gira la fede nuziale che trattiene anche quella che era stata del marito. Prende un fazzoletto e lo appoggia sotto gli occhi, un gesto attento, di chi è abituato ad essere truccato.


“Avevamo un sacco di programmi: ci piaceva viaggiare e avevamo conservato un sacco di posti da vedere”
Conservato?
“Eh si! Li avevamo tenuti per la nostra pensione. Quando sceglievamo le vacanze ci capitava di incappare in certi luoghi che ci sembravano giusti da visitare con un tempo morbido, ci guardavamo e ci dicevamo che li avremmo tenuti per dopo. E invece…”
Si morde un po’ le labbra e aggiunge: “se ne è andato da solo a visitare qualche posto in cui io non posso stare con lui”
Non piange adesso, ha un’espressione seccata e severa
Puoi dare un nome all’emozione che ti abita in questo momento?
“Sono arrabbiata, con la vita, con il mondo, con lui”. Guarda davanti a sé, si aggiusta sulla sedia a cercare una posizione comoda. “Se ne è andato e non si è preoccupato di me qui; mi ha lasciato sola”.
Ascoltandoti sembra che la sua morte sia una scelta e non una caduta accidentale.
“Lo so che dico assurdità. Lo so che è scivolato. Ma non riesco adesso a non essere arrabbiata con lui, passo dal dolore per la sua assenza alla rabbia, al furore”.
Ha tradito i vostri progetti insieme.
“Si, questo. Perché mi ha promesso mille viaggi, tanti tramonti e invece voleva cambiare il bastone delle tende, il giorno della sua pensione! Ma che ti frega del bastone? Potevi essere qui.”
Piange, con il viso tra le mani, non si preoccupa del trucco che cola sulle guance.
“Lo amo ancora così tanto! E a cosa serve? Cosa serve amare qualcuno che non c’è? Tu lo sai? Dimmi a cosa serve?”
Mi guarda dritta negli occhi, asciuga le lacrime, cerca nella borsa un piccolo specchio e con un fazzoletto tampona il trucco colato.
No, non lo so a cosa serve. Sento però che esiste questo amore, lo sento proprio forte.
Continua a guardarmi ma l’espressione è cambiata, quasi intenerita.
“Già. Esiste nonostante tutto, nonostante la morte. Forse perché non è lui ad essere morto, non è l’amore”.

Scambio all’interno di un percorso di counseling.
Il testo è stato approvato dalla cliente che ha acconsentito alla pubblicazione in questa forma.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *