Ho pensato a quanto potrebbero pesare le parole se si potessero mettere sulla bilancia.

Nomi; come amore, amicizia, dolore.

Aggettivi; come infinito, eterno, sbagliato, rotto.

Amore per esempio potrebbe pesare 6 grammi, leggero come una piuma, come l’allegria, la spensieratezza, come il benessere.

Sei grammi come una farfalla, come un’anima pura.

Poi ci mettiamo vicino un aggettivo… amore eterno, amore puro, infinito, malato, dipendente.

E ancora… ancora…

Il peso cambia, si moltiplica, raddoppia, triplica. Si assottiglia, si dimezza.

Aggiungiamo una piccola frase:  amore che vorrei, che vivo, che ho vissuto, che non ho mai avuto.

E il tono? quanto pesa un sussurro, un urlo, una voce assertiva, una voce singhiozzante?

Il peso sembra che si avverta magicamente più in entrata che in uscita, pare che funzioni meglio quando arriva rispetto a quando parte.

Facciamo uscire parole che sembrano avere poco peso, una cosa neutra, che non tange; ma, mentre percorrono lo spazio tra “IO” e “TU” si appesantiscono. Forse assorbono delle vibrazioni. Sono come spugne nell’acqua. Quando arrivano sanno essere pietre, macigni di quintali di peso.

Non tutte le parole. Alcune rimangono leggere. Sono quelle che prima di toccare le corde vocali volano dal cuore al cervello e viceversa. Andata e ritorno in una danza delle ore.

Quelle pesano tutte sei grammi, come una farfalla, come un’anima pura.

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