Ma… essere sinceri, significa dire tutto ciò che ci passa per la mente?

Avete visto il film “Il Primo Dei Bugiardi” (The Invention of Lying)?
In un mondo in cui non esistono le bugie, in cui non esiste proprio il concetto di “inventarsi una storia” (e quindi niente film, niente pubblicità, niente religione), un tale scopre di riuscire invece a raccontarle e lo fa per sé e per gli altri; per un tornaconto e per consolazione.

Sicuramente la prima riflessione che ho fatto osservando questo film è stata quella legata alla libertà; il fatto di non dover sottostare a regole comportamentali mi faceva respirare un’atmosfera nuova, non vincolata a norme sociali.

Poi, al capezzale della madre morente, Mark, il protagonista, “inventa il paradiso”, sente la fortissima necessità di creare una speranza. Un’idea di un dopo sconosciuto che si è terrorizzati ad affrontare.

Ohi ohi, mi sono detta!

Per dare speranza bisogna forse mentire?
Bisogna alimentare un’idea accettabile ma falsa per definire un qualsiasi futuro pauroso?

La mia mente è balzata al counseling, all’ascolto, alla modalità di restituzione del racconto che il cliente porta in studio; alla soggettività della narrazione; spesso ciò che viene portato  è  filtrato da una serie di regole sociali, culturali e personali che allontanano la sua aderenza al reale in senso stretto.

La difficoltà del cliente di entrare in contatto con ciò che sente essenzialmente ed in seguito tradurlo in parole congruenti e veraci è spesso palpabile; nei momenti in cui si arriva ad essere puliti da remore e vergogne il racconto diventa peak experience. Un momento di autenticità del sé con sé niente affatto scontato.

Non sempre però le persone si concedono questa autenticità; la paura del pensiero dell’altro è frenante. Il motivo della bugia può essere il dover nascondere parti di sé che si reputano non accettabili e protegge da una temuta esposizione.

Siamo fatti così. Male?

Che c’è di più usuale della menzogna, sia che si tratti di mascherare le debolezze quotidiane con una salute che si vuol far credere forte, di dissimulare un vizio, o di ottenere, senza urtare gli altri, la cosa che si preferisce? È lo strumento di conservazione più necessario e più usato. Tuttavia abbiamo la pretesa di bandirla dalla vita di colei che amiamo, è essa che spiamo, che fiutiamo, che detestiamo dappertutto.

(Marcel Proust)

Una risposta

  1. Il film non l’ho visto, quindi non posso pronunciarmi.Certo , le GRANDI BUGIE sono state confezionate per soddisfare un gran bisogno interiore, per colmare quel vuoto altrimenti diretto ad una gran follia.
    Una fra tutte, la suprema , la madre di tutte le bugie, è la promessa di una resurrezione, di un ” al di là”, consolatoria e lenente quella follia che scaturisce dalla prospettiva del nulla, del vuoto, della fine.
    Ma anche propellente di ben altra e materiale follia che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni dopo aver avvelenato il cammino storico dell’uomo( sapiens)
    Non sto ad amenizzare sulle ” bugie” comunemente trattate , rotocalco o talk – show che siano; me ne potesse fregà de meno !!!
    Aggiungo solo che , dopo una lunga e salutare nonchè dolorosa e spietata” purga” di tutte le …. bugie che uno ( io ) , può aver raccontato a se stesso, aver bevuto a fonti salmastre, ragionato sulla base del ” sentito dire”, di una tifoseria ideologica, ecc ecc, dopo aver lungamente lottato per spazzare l’organismo da tutto il campionario di tali miasmi infernali, dopo la propria autopsia e vivisezione……devo dire che , se non ci si sente meglio, almeno ci si sente meno stupidi

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